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Quando Grilli disse al pm: “Carminati lo puoi incastrà solo se lo becchi con Iannilli”. Quella scia di soldi che da Arc Trade perseguita il Nero

di Alessandro Ambrosini
22/03/2019
in Banda della Magliana, Mafia Capitale, Notte Criminale, Roma
239
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di Beatrice Nencha

Quando Grilli disse al pm: “Carminati lo puoi incastrà soltanto se lo becchi
con Iannilli” Ma il Nero, secondo Gianluca Ius, potrebbe essere solo “una
pedina”, utilizzata dai Servizi. 

Finmeccanica, Breda Menarini, Arc Trade, Mafia Capitale. Non è un filo
rosso che accomuna queste vicende. E’ una scia lastricata di banconote,
dirottate su conti esteri e paradisi off-shore. Una scia che, dalla scoperta
della “polverizzazione” di decine di milioni di euro nel lucrosissimo
settore della sicurezza nazionale, porta gli inquirenti a stringere il cerchio
attorno a Massimo Carminati. Divenuto nel frattempo il centro, per la
Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone, di una ramificata
organizzazione criminale, che da anni terrebbe sotto scacco Roma.
L’ipotesi è più che suggestiva. E ridisegnerebbe i “mondi” del Nero in
territori non più verticali, ma in un reticolato di relazioni simile a una
holding nera del potere. Ma come si arriva dalle prime inchieste del 2010
legate a Finmeccanica, dove il nome di Carminati non compare mai nelle
carte processuali, a ritrovare alcuni dei (principali) protagonisti di quelle
vicende dentro il processo “Mafia Capitale”, che il 4 dicembre del 2014
spedirà in carcere Carminati con l’aggravante del metodo mafioso?

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2017-03-30_145455Per Carminati, il suo legame con lo scandalosi una delle principali aziende
del Paese, che con Eni fattura il 3% del Pil, è una leggenda
metropolitana. “Non è mai stato indagato – forse solo investigato – nei
procedimenti inerenti Finmeccanica” preciserà in Aula il suo legale
Ippolita Naso. Eppure, è lo stesso Carminati ad ammettere che la “colpa”
di questa leggenda metropolitana ha un nome e cognome: Marco Iannilli,
“che è un mio amico, e chiaramente potevo essere accomunato a cose
che venivano a lui indirizzate” replica in video collegamento dal carcere
durante il suo esame del 29 marzo 2017. Stando agli atti, a fare entrare
nel processo il nome di Iannilli, ritenuto il “dominus” della società di
sistemi informatici “ArcTrade”, è lo skipper romano Vittorio Grilli. Dalle
cui rivelazioni (poi ritrattate in Aula), si riaprono squarci (e rese dei conti) legati a vicende accadute nell’orbita societaria di Finmeccanica.

“Dico cavolo, se Carminati ha rapporti stretti con Iannilli, Iannilli è uno di
fiducia.. Perché Carminati non lo sòli.. (..) oggi un Carminati lo puoi
incastra’ soltanto a livello economico se, ecco, quando lo becchi che parla
con uno Iannilli…” fa mettere a verbale Grilli davanti al pm Giuseppe
Cascini nell’interrogatorio del 9 maggio 2012. Una frase sibillina che, a
posteriori, sembra indicare agli inquirenti la vera pista da seguire: non la
droga, le armi, l’usura ma gli affari (sporchi) col mondo dei colletti grigi.

gennaro-mokbel-206209“Per capire Mafia Capitale, bisogna ripartire dalle origini”, esordisce
l’imprenditore Gianluca Ius, che intervistiamo a lungo nel suo ufficio di via
Tiburtina. Nel 2013 fu arrestato proprio con Marco Iannilli e altri dirigenti
per la bancarotta della Arc Trade, e accusato dalla Procura di essere il
“cassiere” di Carminati per il vortice di soldi “polverizzati” di cui non ha
mai rivelato la destinazione. E quelle origini, per Ius, hanno un
collegamento ben definito: l’arresto di un altro “nero”, Gennaro Mokbel,
avvenuto a luglio 2010 nel’inchiesta Telecom Sparkle. La seconda parte
della nostra intervista, non può che ripartire da qui.

– Ius, lo scandalo Finmeccanica come ha inizio?

“Inizia per volontà dello Stato. Ma la vera domanda da farsi è
un’altra: piuttosto che essere tutto quello per cui lo hanno descritto,
Massimo Carminati non potrebbe essere stato una pedina?”

– Difficile da immaginare. Una pedina utilizzata da chi?

“Finmeccanica è la prima azienda della sicurezza italiana, le pare che
non vi siano stati dei rapporti?”

– Intende dire che i servizi segreti, o qualche loro esponente, hanno
ricevuto provviste da Finmeccanica?

“E’ probabile che tutto nasca proprio per quello. I servizi segreti
hanno fondi illimitati e fondi riservati, quindi tutti i movimenti
economico finanziari sono incontrollabili. Tutti i soldi che muovono, possono anche non essere rendicontanti. Poi è consuetudine di questo Paese volere sempre di più”.

– Ma chi è che vi ha introdotto dentro questa galassia societaria?

“A Finmeccanica arriva Cola, persona di destra, chiamato dal
presidente Guarguaglini, che gli affida gli incarichi più importanti, in
qualità di persona di sua massima fiducia. Ma su Finmeccanica
c’erano interessi anche di altri parti, perché era un centro
economico che poi è diventato un centro di potere”.

– Quante persone erano interessate a questa gestione spericolata di
Finmeccanica?

“Direttamente o indirettamente, Finmeccanica ha dato da mangiare
a tutti. Le tangenti, i fondi neri, andavano a singole persone che
rappresentavano formazioni politiche, tesorieri, segretari, anche
singoli esponenti di spicco di un partito. Non a caso è stata definita il
“bancomat della politica”. Dell’ultima vera politica di questo Paese,
senza distinzioni”.

– Di tutto il fatturato in nero generato e di cui è a conoscenza,
quanto è finito nelle tasche dei partiti o di singoli esponenti?

“Sono finiti circa 60 milioni di euro. Solo Arc Trade fatturava 23-24
milioni l’anno. Parliamo di un 30 per cento di questi fatturati girati al
“sistema”, che era rappresentato da una filiera di destinatari a noi
conosciuti”.

– Sono tanti i politici che devono ringraziarvi per questi
“foraggiamenti”?

“Sicuramente non dovranno ringraziare Iannilli, perché è l’unico che
ha sbracato, anche se va ancora in giro negando quello che ha fatto.
Non ha potuto fare i nomi dei politici perché materialmente non li conosceva, lì la politica era gestita direttamente da altre persone. Iannilli probabilmente era un burattino nelle mani di Cola. Poi Buzzi
una volta disse una cosa, no?”

– Disse che Carminati era intoccabile perché aveva distribuito i soldi
di Finmeccanica a tutti i partiti, dichiarazione poi smentita dal
diretto interessato. Facciamo un passo indietro: lo scandalo
Finmeccanica scoppia nel 2010, l’affaire Digint che coinvolge
Mokbel e Iannilli è di poco precedente. Per questa vicenda, Iannilli
va a cercare “protezione” da Carminati. C’è un collegamento tra
Mokbel e Carminati, prima del loro incontro al distributore di
Corso Francia, che finirà anche agli atti di Mafia capitale?

“Carminati è stato dipinto come una persona che stava sopra ogni cosa,
mentre in realtà Mokbel lavorava con Telecom o con Sparkle per sue
conoscenze. Ovvio che negli ambienti dell’estrema destra, della destra e
dei simpatizzanti ci fossero dei rapporti in tutti gli ambiti. C’è stato
l’incontro tra Mokbel e Carminati al benzinaio, ma il mondo di
Finmeccanica è un’altra cosa”.

– Come si arriva da Finmeccanica a Mafia Capitale allora?

“Secondo me i magistrati stavano dietro a Mokbel e a Di Girolamo
perché dietro c’era la ‘ndrangheta. E in quel periodo in Italia vigeva
la regola, che io appresi da fonti dei Servizi, che puoi fare quello che
vuoi, ma non devi mai toccare droga e mafia, perché sono le due
cose su cui ti massacrano”.

– Però Mobkel era esposto per quasi 8 milioni di euro affidati a
Iannilli per creare la società Digint, che avrebbe dovuto gestire
tutta la sicurezza del gruppo Finmeccanica, che non rientravano

“Esatto. Iannilli ha fatto dei danni inenarrabili, dei casini assurdi”.

– Perché Iannilli aveva così credito allora?

“Iannilli non aveva alcun credito, era uno che si è sempre trovato al
posto giusto e aveva rapporti diretti con Lorenzo Cola”.

– Arc Trade riceveva, tramite Cola, le commesse da Selex
Sistemi Integrati spa e da Technosky srl, che subappaltavano
commesse ricevute da Enav, controllata dal ministero
dell’Economia. Funzionava così il “sistema” dei fondi neri?

“Selex prendeva l’appalto con Enav e lo girava alla Technosky e alla
Print Sistem di Tommaso di Lernia, che però non era in grado di fare
le operazioni richieste, a differenza di Arc Trade. Iannilli non ha
creato nulla: gli è stato chiesto se fosse in grado di fare determinate
operazioni, che per un periodo ha fatto, anche se in modo ridicolo”.

– Che intende per operazioni “ridicole”?
“Nel mio processo con Iannilli del 2013 ho trovato tracce di bonifici
estero su estero, fatti dalla Arc. Tra questi, per esempio, un bonifico
che arriva sul conto di un deputato di Forza italia, Ilario Floresta
all’epoca consigliere di amministrazione di Enav… la stupidità fatta
persona”.

– Per la Procura queste operazioni erano sistematiche distrazioni di
fondi dal patrimonio societario, per un ammontare di oltre 8
milioni di euro. Sovrafatturazioni per operazioni inesistenti, allo
scopo di creare provviste in nero da girare alla politica o a singoli
esponenti

“Alla luce delle carte, oggi posso dire che Arc Trade era una scatola
vuota e che i soldi che uscivano, venivano riportati “spicciati” dalle
società con cui aveva rapporti commerciali. So che questo è stato
fatto da tutte le aziende che hanno lavorato con questa società.
Quindi, se Arc Trade è Iannilli, significa che Iannilli bonificava ad altre aziende, questo è scritto nelle carte processuali, e si faceva
riportare dai loro amministratori soldi in contanti. Accumulando
provviste di nero, ma omettendo di dire che erano provviste create
da lui stesso”.

– Se fosse così, molte altre persone avrebbero dovuto accorgersene.
Anche lei aveva rapporti commerciali, anche se indiretti secondo la
sua difesa perché era solo un consulente, proprio con la Arc Trade

“Questo è il teorema che sta nelle carte e che non è mai stato
confutato. Io sono stato chiamato dalla Procura come dominus di
quelle società, ma non lo ero. Ero il consulente che ha messo in
contatto determinate società con Arc Trade e con Iannilli e, da
consulente esperto, so quanti soldi sono stati riportati a Iannilli:
parliamo di milioni di euro. Su ogni pagamento che Arc Trade
faceva, Iannilli pretendeva la restituzione di una parte in contanti”.

– Però una parte di quei fondi, per i pm 2,3 milioni di euro,
sarebbero andati anche nelle tasche di Lorenzo Cola, il consulente
“globale” di Finmeccanica, che ha già restituito 3 milioni di euro

“Cosa Iannilli ne facesse di quei fondi, non mi interessa e va chiesto
a Iannilli”.

– Glielo chiederemo. Poi arriva la bancarotta, su istanza della stessa
società e dichiarata dal suo liquidatore, ovvero sempre Iannilli

“Si e per altro è una bancarotta pilotata dalla Procura. Nel 2011 esce
un articolo del Messaggero dove si capisce che ha già iniziato a
parlare. Il primo arresto di Iannilli avviene nel 2010 insieme a Cola.
Nell’articolo si parla di fatture false non solo per evadere il fisco ma,
soprattutto, per creare la provvista per distribuire utilità a pubblici
ufficiali e incaricati di pubblico servizio per il compimento di atti
contrari alla loro funzione. E si parla di evasione milionaria e di operazioni false individuate dagli inquirenti. Come mai finiscono sul
giornale proprio quelle operazioni? La Arc aveva emesso fatture a
una marea di società, come arrivano proprio a quelle citate?”

– Voi spostavate milioni di euro solo grazie alla politica: Cola era un
consulente esterno, Iannilli un semplice ragioniere..

“Ma è sempre così, lo è stato prima di noi, con la maxi tangente
Enimont e Tangentopoli, e continua ad esserlo anche oggi. Dopo
Finmeccanica io ero ai domiciliari e c’è stato lo scandalo del Mose,
poi quello dell’Expo, Consip. In Italia ogni centro di potere funziona
così”.

– Lei ha ammesso che la Procura le ha salvato la vita in quel
momento, arrestandola per concorso in bancarotta della Arc Trade

“E’ vero. Con Finmeccanica noi eravamo arrivati a un livello
spudorato. Io vedevo Lorenzo Cola che cambiava motori alla barca
per milioni di euro, oppure il fatto di poter utilizzare aerei privati,
una vita da film. E’ chiaro che vai fuori dalla normalità”.

– Ha detto anche di aver deciso di parlare perché vuole che il primo
ad assumersi le proprie responsabilità sia Iannilli. E gli altri che
chiamerà subito dopo chi sono?

“Gli altri sono quella parte politica che fa finta di non conoscermi.
Tra l’altro Iannilli, tra le mille cazzate che ha detto, si è dimenticato
di dire, e ora faccio un’ipotesi, che se io fossi davvero il cassiere di
Carminati, e dall’altra parte fossi la porta di accesso alla politica
nazionale, verrebbe da fare uno più uno. Da dove entrava quel
personaggio nel mondo della politica, tramite chi entrava?”

– Sta dicendo che tutti quelli che sono passati in politica tramite lei,
sono indebitati?

“Certo, ovvio”.

– Ma con “indebitati” intende che hanno preso soldi o che hanno
fatto carriera, o tutti e due?

“Tutti e due”.

– Però lei è fortunato: ha detto di essersi fatto molti amici
importanti giocando a calcetto e molti sono ancora potenti

“Sarei più fortunato se quegli amici del calcetto si ricordassero di
me”.

Tags: fatture falsemafia CapitaleMassimo Carminatiarc tradeenavfinmeccanicatangentiGianluca IusbancarottaDigintGennaro MokbelIlario FlorestaLorenzo ColaMarco InannilliPrint SistemSelexTechnosky srlVittorio Grilli
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