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Mafia capitale, l’anatema di Buzzi contro Pd e Legacoop: “Li aspetto tutti al varco. Col placet di Poletti dovevo acquistare 14 appartamenti della coop in fallimento..”

di Alessandro Ambrosini
16/03/2017
in Generale, Roma
66
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di Beatrice Nencha

 

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cenabaobabbuzziNella terza giornata di udienza dedicata alla difesa di Salvatore Buzzi, a sorpresa va in onda lo show. Il patron della 29 Giugno, poco prima della pausa pranzo, lancia il suo anatema contro tutti i politici, “gentaccia che nemmeno, tolto Grillo, vuole pagare le sale convegni per le proprie campagne elettorali. Orfini fa gli eventi alla Città dell’Altraeconomia, uno spazio che ho creato io” . Bersaglio della sua arringa sono in particolare due volti simbolo di quel centro sinistra cresciuto a braccetto con il mondo cooperativo: Luigi Nieri, ex assessore al Bilancio e vice di Ignazio Marino, e Daniele Ozzimo, assessore alle Politiche abitative del Pd sempre in prima linea nelle battaglie contro Alemanno indette dalle coop.

nieri“Dopo il 2 dicembre è finito il mondo. Io sono diventato un mafioso e non mi conosce più nessuno: vergogna Nieri, se fossi stato arrestato tu, io sarei andato direttamente da Pignatone a dirgli che si era sbagliato, invece di venire in aula a farfugliare”. All’ex potente vicesindaco della giunta Marino, Buzzi rinfresca la memoria: “Non solo gli ho finanziato la campagna elettorale (nella tabella dei finanziamenti elettorali erogati, in chiaro, dalla 29 Giugno per le elezioni comunali 2013 figura un versamento di 5mila euro, ndr) ma su sua richiesta, per due mesi ho pagato la guardiania di una villa a Monte Mario concessa senza bando a Suor Paola, per evitare che fosse occupata. Nieri mi chiese l’assunzione di oltre 20 persone, tra cui Pomponi in quota Sel e Andrea Bianchi il suo ex capo segreteria, contro le sei richieste da Gramazio. Era tutta gente che poi alle elezioni metteva la crocetta su Nieri, no su Buzzi, ma questi se li è scordati. Vergogna. Nel 2014 col sindaco e con Nieri abbiamo dato vita a un Ostello del Proletariato, che gestiva l’Usb, di cui noi pagavamo le spese di affitto, 6/7 mila euro al mese. Poi mi hanno fatto sgomberare la il parco della Marcigliana, occupata da un pastore abusivo e mi hanno messo anche in mezzo alle vicende del Villaggio Globale, dove c’era un’occupante abusiva che nessuno cacciava. E poi sarei io il mafioso, presidente!

Intanto, Nieri che ha deposto al processo Mafia capitale lo scorso 13 dicembre, smentisce e minaccia querele: “Leggo dalle agenzie le dichiarazioni rese dal signor Salvatore Buzzi nel corso dell’interrogatorio del processo di Mafia Capitale in cui è imputato. Sulla piena trasparenza dei rapporti avuti con la cooperativa 29 giugno e con i suoi rappresentanti ho già deposto nel medesimo dibattimento. Smentisco nel modo più assoluto il contenuto delle dichiarazioni del Buzzi” recita il comunicato stampa diramato in serata. Che si chiude con una dichiarazione gelida e la promessa di rivedersi in tribunale: “È assolutamente falso il fatto che su mia segnalazione il Buzzi abbia assunto o fatto assumere »una ventina di persone. Ho dato mandato al mio legale di promuovere ogni azione giudiziaria a tutela della mia onorabilità e della mia reputazione».

ozzimoE’ un fiume in piena Buzzi, e ne ha per tutti. Anche per un ex suo pupillo, l’ex assessore al sociale Daniele Ozzimo (da tabella depositata agli atti dai suoi legali, per le comunali del 2013 riceve un contributo in chiaro di 20mila euro dalle sue coop): “Io non ce l’ho con Gramazio, ce l’ho con gli amici, quelli mi hanno tradito. Anche Ozzimo, che è finito arrestato in Mafia capitale per un errore di trascrizione di un’ambientale, non mi ha difeso. Lo conosco da 25 anni, per me era solo Daniele perché da noi era di casa. E anche l’assunzione che lui mi richiese è stata casuale. Io sono un vero uomo di sinistra, non Ozzimo o Nieri!”. E tra i vecchi compagni di un tempo – “Io sono nato Legacoop, partito e sindacato” – quello che la procura considera il braccio imprenditoriale di Massimo Carminati, non ha paura di attaccare a viso aperto (“ormai siamo in guerra”) nemmeno quel mondo della cooperazione sociale “a cui devo tutto”. Un mondo ormai lontanissimo, anche se seduto nella stessa aula bunker di Rebibbia. Ma sul versante opposto a quello di Buzzi, tra le parti civili.

poletti_buzzi_alemanno_abitare_a_roma_2Per spiegare la vicenda del salvataggio della cooperativa Deposito Locomotive San Lorenzo (“uno dei classici esempi dove il convento è povero, ma i frati sono ricchi”), Buzzi rispolvera la sua agenda: “Venditti, presidente della Legacoop Lazio, convocò tutte le cooperative e ci chiese di acquistare i 14 appartamenti rimasti invenduti del Piano di zona Case Rosse. Decisi di comprarli perché a ordinarmelo è stata Legacoop: io sono un soldato e obbedisco”. Questi, secondo Buzzi, i retroscena dell’operazione: “Venditti mi disse che mi avrebbe fatto dare una mano da Poletti (presidente nazionale della Legacoop dal 2002 al 2014), che il 20 novembre 2013 mi mandò a parlare col direttore generale di Unipol a Bologna, Rossetti, che mi mise a disposizione 4 milioni di euro di affidamenti per l’intervento”. Ovvero il salvataggio della cooperativa edilizia, “in cui erano stati investiti due milioni di euro sotto forma di prestiti da soci, che col fallimento sarebbero andati in fumo perché non erano crediti privilegiati” spiega Buzzi.

Per Legacoop il fallimento sarebbe stato uno scandalo “e un’arma fornita a Capriotti, loro acerrimo avversario, per attaccarli”. L’operazione non verrà poi finanziata da Unicredit (“il tasso di interesse chiesto era troppo alto”) e non verrà condotta in porto, a causa degli arresti del 2 dicembre 2014, ma sulla carta Buzzi la considera ancora oggi “un’operazione vantaggiosissima: lo schema pianificato era che 8 appartamenti li avrebbe presi la 29 Giugno, 2 la cooperativa di Coltellacci, 2 Marco Clemenzi e 2 la Cosma (la cooperativa messa a disposizione di Carminati nella galassia Buzzi, ndr)”.

Cosi gli avvocati di Buzzi, Alessandro Diddi e Piergerardo Santoro, leggono in aula la sintesi di un’intercettazione del 21 novembre 2013 che riassume il salvataggio della coop finita agli atti del processo. Salvatore Buzzi viene chiamato da Stefano Venditti al quale comunica “allora l’operazione si è conclusa che la facciamo noi sui 12 pezzi e Marotta su due pezzi (..) “ Stefano risponde che non dubitava che le cose sarebbero andate così (..) Stefano dice poi che stamattina ha parlato con Poletti e che aiuteranno Buzzi. Stefano aggiunge che Rossetti aveva chiamato Poletti prima di ricevere Salvatore il quale (Poletti) gli avrebbe detto “ragazzo vedi un po’ quello che cazzo devi fare”. E prima della fine dell’udienza, un Buzzi sempre più incontenibile lancia la sfida rivolgendosi direttamente sia alla presidente della X sezione del tribunale, Rosanna Ianniello che al pubblico ministero in aula, Luca Tescaroli: “Qui c’è una grandissima omertà politica, presidente: nessuno si è preso la responsabilità di dire “si ho sbagliato”, nemmeno una turbativa d’asta hanno ammesso. Il Cup, nemmeno quello hanno ammesso. Ma io li aspetto un ad uno sul controesame (che si terrà lunedì pomeriggio), a cominciare dall’avvocato Tarsitano di Legacoop, di cui ho conosciuto il padre. Ma come fanno a mettersi contro di me, è una follia. Ho decine e decine di ambientali”. “E’ chiarissimo, mi sembra che lo stiamo ricostruendo” tenta di arginarlo il suo legale Santoro, ma Buzzi la sua strategia difensiva l’ha già definita ed è un uomo che corre ormai da solo.

 

Tags: Rebibbiabunkermafia CapitaleAlessandro Diddibuzzitescarolicapriottigramaziolegacoopnieriozzimopoletti
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Alessandro Ambrosini

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